sabato 27 marzo 2010

TORINO: MOZIONE DALLA RETE SCUOLE SERALI

Ecco l’interessantissima mozione che ci giunge dai colleghi della rete di Torino e che volentieri pubblichiamo:
MOZIONE DELL'ASSEMBLEA SINDACALE PROMOSSA DALLA "RETE DELLE SCUOLE SERALI PUBBLICHE"
TORINO, 18 marzo 2010
• I corsi serali sono da sempre, in Italia e in Europa, strumenti sociali di recupero, formazione e reinserimento lavorativo delle persone. Attraverso questa seconda via al diploma, si restituisce valore sociale a ex studenti (fuoriusciti dalla formazione), lavoratori (senza titoli o con titoli non convalidabili neIl'UE), disoccupati, donne e altre categorie di persone.
• La scuola serale pubblica, non limitandosi ad uno specifico addestramento professionale, rende possibile il mantenimento degli standard conoscitivi, culturali, disciplinari e di civiltà che si riassumono nel diploma finale, il quale deve conservare lo stesso valore giuridico di un diploma conseguito nei corsi diurni.
• I corsi serali sono un'opportunità sociale e culturale. E' anche attraverso di loro che si misura la mobilità sociale di una nazione o la sua staticità. Un paese che permette agli studenti lavoratori di continuare a formarsi, dando loro chances di riscatto sociale, è moderno; un paese che non lo permette è arretrato e immobile.
(per leggere il documento occorre scaricarlo cliccando con il tasto destro del mouse sul seguente link: mozione rete scuole serali

giovedì 18 marzo 2010

DIRITTO ALLO STUDIO TRA FINZIONE E REALTÀ

a cura di Domenico Piperis (*)

Non accenna a diminuire, semmai si intensifica, l’attacco del governo Berlusconi al Diritto allo studio di giovani e adulti. La “riforma” della scuola è il veicolo di quest’attacco.
I recenti “Regolamenti” e della scuola secondaria di 1° e 2° grado e dei Corsi serali ne sono la prova; tuttavia, lo dico con rammarico, abbiamo visto i primi ampiamente discussi dai media, gli ultimi, invece, hanno “subito” indifferenza da parte della stampa, dei sindacati… e persino della tv di Stato, per definizione “al servizio del cittadino”.
Il rischio è che in sordina, ora mistificandone la portata devastatrice, ora rinviandone l’attuazione, il governo riuscirà ad attuare la riforma dei Corsi serali, approfittando dell’inconsapevolezza di “tutta” la società civile.
Una volta eseguita, essa causerà un netto depauperamento dell’offerta formativa dei Corsi serali che rischieranno, così, prima una lenta agonia e poi la chiusura definitiva per evidente inutilità. Si porrà così la parola fine ad un’istituzione scolastica che ha contribuito enormemente ad elevare il livello di scolarità nella fascia più debole della popolazione (disoccupati; giovani in cerca di un’occupazione; adulti licenziati perché non possedenti un titolo di studio di scuola secondaria superiore; immigrati, anche istruiti i cui titoli non sono riconosciuti nel nostro paese) bisognosa più che mai di un’istruzione seria ed efficace, non di una passeggera e posticcia come quella proposta nei Regolamenti di attuazione della riforma .
Purtroppo la riforma miratamente beneficerà le scuole private, avvezze più alla logica di mercato che a quella dell’interesse pubblico, e anche gli enti di formazione professionale (ENAIP (Acli), CNOS–FAP (Salesiani), SMILE (Cgil), IAL (Cisl), ENFAP (Uil), ENOF (Ugl), INIPA (Coldiretti), ecc.) che hanno sempre sofferto della concorrenza dei corsi serali (e lo affermo con cognizione di causa avendo visto moltissimi giovani rivolgersi alla nostra Scuola Serale dopo essere stati delusi dai corsi suddetti).
In questo articolo non voglio approfondire né i motivi che ci impongono di fare tutto il possibile per contrastare siffatta riforma, né le ragioni che hanno contribuito e contribuiscono a decretare il successo dei Corsi serali “Progetto Sirio”; ricordo, accennando, soltanto che questi ultimi hanno saputo rinnovarsi e migliorare la propria offerta formativa, anche grazie al lavoro di revisione dei curricoli operati nei vari incontri di studio a livello nazionale (a cui ho partecipato personalmente), voluti e organizzati dallo stesso Ministero della Pubblica Istruzione, durante i quali, dal confronto delle esperienze attuate nei vari istituti d’Italia, si individuavano i percorsi e le metodologie didattiche migliori per rendere i corsi sempre più efficaci ed efficienti. Altri tempi, quelli, in cui si decideva con gli addetti ai lavori e nei quali all’istruzione degli adulti veniva data almeno l’importanza che merita, anche se non i finanziamenti di cui aveva bisogno.
Pertanto oggi mi propongo di render manifesto, smascherando, il vero, ma taciuto, obiettivo della politica scolastica del governo: creare due categorie di scuole, una scuola d’elitè -in cui vengono impartiti gli insegnamenti che servono per la comprensione della società, insomma quella, per intenderci, adatta ai futuri dirigenti della società- e una scuola professionale e tecnica -in cui gli insegnamenti avranno lo scopo di mettere lo studente solo nelle condizioni di sapersi adattare alle necessità del mercato e dei nuovi contesti lavorativi (flessibilità e competenza), privandoli però di quella parte della cultura che serve a formarli anche come cittadini consapevoli e partecipi della vita sociale e politica-. Come ben si nota: questo sarebbe un vero e proprio ritorno al passato.
Per centrare l’obiettivo, il Governo sta già riducendo selvaggiamente i finanziamenti alle scuole, peggiorando le condizioni di lavoro degli insegnanti (si veda la legge Brunetta), licenziando i precari, accorpando (o, meglio, accoppando) gli istituti scolastici, aumentando gli alunni per classe, riportando in vita gli antenati Comitati tecnici scientifici, così come richiesto da CONFINDUSTRIA nell’action plane per l’istruzione tecnica del 2008. In poche parole la “ghettizzazione” della scuola pubblica, gettata nel caos più totale.
Le tracce di questa politica si possono rinvenire nientemeno nei lavori della ERT (European Round Table of Industrialists), indirizzo internet: http://www.ert.be/home.aspx ) che è una organizzazione che riunisce alti dirigenti e presidenti di grandi imprese europee (per l’Italia ne fanno parte l’Eni, la Fiat, la STMicroelectronics, la CIR e la Telecom Italia) con lo scopo (si trascrive quanto riportato nell’home page del sito) di suggerire, a livello nazionale ed europeo, politiche che consentano di creare le condizioni necessarie per migliorare la crescita economica europea e i posti di lavoro.
Uno scopo solo apparentemente “positivo” a dirsi, ma “negativo” a farsi. Ciò si evince da un documento di Christian Morrison, consulente ERT, redatto per conto dell’OCSE e pubblicato nel 1996; egli -dopo aver spiegato i motivi (dicotomia del mercato del lavoro e inutilità di una formazione scolastica generalista) e i modi (utilizzare i finanziamenti destinati alla scuola pubblica nelle politiche aziendali come ad es. la defiscalizzazione degli utili ecc.) attraverso i quali i governi europei avrebbero dovuto aiutare le aziende ad affrontare le sfide del mercato globalizzato- suggerisce le modalità più idonee per conseguire tali obiettivi: “ (…) dopo questa descrizione delle misure rischiose, si possono consigliare, al contrario, numerose misure che non creano alcuna difficoltà politica, (…) Se si diminuiscono le spese per il funzionamento di scuola e università, bisogna fare in modo che non si diminuisca la qualità del servizio, ancora a rischio che la qualità si abbassi. Si possono ridurre, per esempio, i finanziamenti per il funzionamento della scuola o delle università, ma sarebbe pericoloso ridurre il numero di immatricolazioni. Le famiglie reagirebbero violentemente se non si permette ai loro figli di immatricolarsi, ma non faranno fronte ad un abbassamento graduale della qualità dell’insegnamento e la scuola può progressivamente e puntualmente ottenere un contributo economico dalle famiglie o eliminare alcune attività. Questo si fa prima in una scuola e poi in un’altra, ma non in quella accanto, in modo da evitare il malcontento generalizzato della popolazione.” (Morrison, C. (1996): La Faisabilité Politique de l'Ajustement. Centre de Développement de l'OCDE,Cahier de Politique Économique, nº 13. – indirizzi internet: http://www.oecd.org/dataoecd/24/23/1919068.pdf (per la versione in francese);
http://www.oecd.org/dataoecd/24/24/1919076.pdf(per la versione in inglese);
Come non vedere un certo legame tra queste parole e la riforma Gelmini (che riduce gli indirizzi di studio e le ore di lezione abbassandone la qualità dell’insegnamento) o la legge del ministro Brunetta (che , con la scusa di combattere le inefficienze del pubblico impiego, vessa i docenti e li divide in buoni e cattivi) o la proposta di legge dell’onorevole Aprea (che con i Consigli di Amministrazione spalanca le porte ai rappresentanti dell’industria, che hanno attualmente poco peso nelle scelte scolastiche, e fa piazza pulita dell’attuale Consiglio d’Istituto in cui sono rappresentati i genitori)?
A parole il governo dice di voler rafforzare il sistema pubblico di educazione e istruzione ma nei fatti agisce per minarne le basi. Fantasie? Purtroppo no e la conferma è arrivata proprio dall’on. Valentina Aprea presidente della VII Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei Deputati.
Infatti, durante la manifestazione per la commemorazione del centenario del premio Nobel a Guglielmo Marconi che si è tenuta a Bari presso ITIS “Marconi” il 16 ottobre 2009, l’on. Aprea, ospite d’eccezione della manifestazione, durante il suo intervento ha chiarito, rivolgendosi agli studenti, quale debba essere la scuola del futuro:
1) (….) i vostri titoli, le vostre competenze devono essere all’altezza della scuola che ve li rilascia, non siete studenti qualunque, voi avete una storia, un’identità e avete, appunto, in Guglielmo Marconi, come è stato ricordato, un altro grande, grandissimo punto di riferimento, un genio italiano e voi dovete far emergere in voi tutti i talenti e la capacità di andare oltre. Stamattina (….) ho avuto modo di assistere ad una dimostrazione scientifica con alcuni vostri colleghi, bene, è stata una grande emozione vedere ragazzi appassionati, noi abbiamo bisogno di questo, non abbiamo bisogno di riempire le classi, non abbiamo bisogno, scusatemi mi rivolgo ai docenti, di assegnare cattedre, qui non ci sono mai stati docenti che son venuti soltanto per ricoprire le cattedre perché questo è stato un grande istituto che ha visto gente appassionata e motivata, però possiamo correre questo rischio se dimentichiamo la nostra identità, se dimentichiamo la nostra storia, se non recuperiamo il senso, il senso dello stare a scuola per imparare del vostro presente ma soprattutto del vostro futuro, quindi questo è molto più importante, capire chiedersi ogni giorno ho fatto qualcosa, ho capito qualcosa di più ma perché, che cosa ho capito e come andare avanti.(…)
2) (….) però vedete, tutte le persone che voi avete indicato nel pantheon della scuola Marconi, dell’istituto Marconi (…), hanno fatto tutto quello che ancora oggi noi riteniamo indispensabile per la nostra scuola. È stato detto, innanzitutto, una governance: qui abbiamo responsabilità. Questa volta la politica non ha favorito, come dire, il mantenimento di questa buona pratica perché abbiamo con gli Organi Collegiali reso anche gli istituti tecnici …., purtroppo ne parliamo spesso con Gianfelice Rocca, il vice presidente di CONFINDUSTRIA, responsabile numero uno dell’educational per l’impulso che hanno dato in tutti questi anni (…)
Emergono, in contorno pressocchè idilliaco, da un lato la concezione classista della scuola e dall’altro il rigetto per ogni forma di partecipazione democratica alla vita scolastica. Un bel progresso! Lascio a voi, lettori, ogni ulteriore considerazione.
In conclusione: la politica scolastica del governo Berlusconi si dimostra soggiacente sempre più a logiche tutt’altro che filantropiche … bensì banalmente “utilitaristiche”. Una politica, insomma, orientata non a promuovere la scuola e la formazione per tutto l’arco della vita, bensì ad avvilirla privandola del suo essenziale obiettivo di accendere la passione-fuoco del sapere ….
Poveri studenti! Essi, se non vogliono rischiare la totale emarginazione culturale e sociale, dovranno accontentarsi di un un’istruzione fintamente/apparentemente professionalizzante, utile più per i bisogni della società consumisticamente globalizzata che per una società libera e democratica. Essi, in moltissimi, saranno facile preda dell’abbraccio mortale delle tv tutt’altro che educative, le quali potranno radicarsi nella società e plasmare, omologando, i giovani secondo i bisogni del mercato.
In tal modo si spiega l’ultima proposta del governo secondo la quale l'obbligo di istruzione dei giovani, per l'espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione, può essere assolto anche nei percorsi di apprendistato".
Perché tutto questo? Perché il nostro congegno democratico non si dimostra autentico?
Rispondo con le parole di Winnicott: La base di una società è la personalità umana intera. È impossibile che le persone, quando si tratta di costruire una società, arrivino più avanti di quanto riescano a fare con il loro sviluppo personale.
Non ai posteri, bensì alle nostre coscienze (anche per quelle dormienti ormai) l’ardua sentenza!!!!!!!!
Bari, marzo 2010

(*) docente presso il Corso Serale - progetto Sirio - dell'ITIS "Marconi" di Bari

per scaricare l'articolo cliccare sul seguente link:
diritto allo studio tra finzione e realtà - D. Piperis

mercoledì 10 marzo 2010

ADESIONE ALLO SCIOPERO NAZIONALE DEL 12 MARZO

Il COMITATO NAZIONALE PER LA DIFESA E LA PROMOZIONE DELLE SCUOLE SERALI PUBBLICHE aderisce allo sciopero nazionale indetto per il giorno 12 marzo 2010, perché condivide la necessità di opporsi, con tutte le forze, agli sciagurati tagli, programmati dal Governo, ai danni della Scuola Pubblica e dei precari.
La Scuola Pubblica è stata gravemente ferita, da anni di tagli che l'hanno resa sempre più debole. Oggi rischia di ricevere il colpo mortale.
BASTA CON I TAGLI, BASTA CON LA MORTE, TORNIAMO AD INVESTIRE NELLA SCUOLA, NEI GIOVANI E NEL FUTURO!