domenica 23 novembre 2008

UN GOVERNO DI PARTE: SPRECONE CON I RICCHI E AVARO CON I POVERI.

a cura di Domenico Piperis

Quando scrissi, a conclusione del mio articolo del 9/08, che i colleghi avrebbero dovuto tenersi pronti per reagire ai possibili attacchi alla scuola serale pubblica da parte del governo Berlusconi, fui facile profeta ma, allo stesso tempo, troppo ottimista sulle reali intenzioni del Governo.
Difatti, disincantatamente, ho creduto che l’impaziente smania di far cassa del Governo si dovesse riversare solo sulla scuola serale pubblica, ma…mi sono sbagliato perché il suo obiettivo è ancor più pretenzioso: il Governo intende colpire l’intero settore dell’Istruzione pubblica perché, a suo dire, è quello dove gli sprechi sono così diffusi da essere diventati insostenibili per la finanza pubblica. Il “suo dire” è un’assurdità, che come tale è smentito dalla realtà fattuale: da diversi anni la scuola è un settore che viene finanziato sempre di meno! Esempio ne sono gli stipendi degli operatori che, col passare del tempo, diventano sempre più scarsi!
Stando così i fatti, senza ombra di dubbio il Governo crede che ormai la scuola pubblica non interessi più ad alcuno…Confida in questo alla luce del riuscito “appiattimento” del livello culturale italiano in questi ultimi 14 anni, portato avanti con maniacale insistenza da certi organi di stampa e dalla tv commerciale mediante effetti narcotici sulle menti e sulle coscienze dei cittadini. Il governo è convinto che: la scuola non sia più percepita come una necessità dai cittadini grazie a questa “campagna disinformativa e deresponsabilizzante” che è stata esercitata tacitamente e indirettamente dai giornali e dalla tv, nei quali, prendendo spunto da deprecabili ma circoscritti fatti di bullismo (così alimentando un becero qualunquismo), la scuola è stata bollata come covo di fannulloni e di impreparati professionalmente.

Ed infatti, senza mostrare il benché minimo ripensamento, il governo ha attentato alla scuola pubblica che è da sempre la concretizzazione degli ideali democratici e civili di cui il popolo necessita.

Ma, con loro grande spiacevole sorpresa, gli scioperi del 30/10/08 e del 14 u. s. hanno smentito le loro aspettative poiché c’è stata una massiccia e motivata partecipazione non solo degli operatori scolastici ma anche dei cittadini.
Dopo questi scioperi, le antenne rilevanti gli umori del popolo (…delle libertà e non), forse da un po’ inutilizzate, hanno ripreso a funzionare e se prima il governo dichiarava con insolenza che non si sarebbe fatto condizionare dalla piazza, subito si è smentito affermando precipitosamente che la legge 6 agosto 2008 n. 133 poteva essere rivista (sembrava strano, infatti, che uno come Berlusconi giungesse a non ascoltare la voce del popolo che lo aveva eletto così generosamente). Anche Tremonti, il ministro del rigore economico, è stato costretto a moderare le sue pretese di “risanamento” finanziario. La Gelmini, da parte sua, chiedeva di incontrare i sindacati e chiedeva di sospendere lo sciopero del 14 novembre scorso.

Abbiamo assistito e stiamo assistendo a un bel teatrino.

Il governo di centrodestra è abile e giustifica le sue scelte politiche con la difficile situazione economica interna e internazionale:

1) La crisi finanziaria dei paesi occidentali che ha investito le banche anche del nostro paese (i cui capitali investiti all’estero sono sfumati in operazioni finanziare dubbie) e la conseguente proposta di aiutare quelle in difficoltà trasferendo loro denaro pubblico per garantire i “piccoli risparmiatori”.
2) Il fallimento dell’Alitalia, i cui debiti saranno appianati col denaro pubblico (2,3 miliardi di euri).
3) Le difficoltà finanziarie delle imprese che con Confindustria chiedono di istituire un fondo di garanzia (utilizzando ancora denaro pubblico) a loro sostegno.

Per tamponare la crisi, il governo deve trovare risorse e sceglie la scuola come vittima sacrificale.

In altre parole hanno trovato il modo più semplice per scaricare sulle spalle della comunità i debiti acquisiti: a) dalle banche, per le loro fallimentari operazioni speculative; b) dall’Alitalia, per la sua gestione disastrosa; c) dalle imprese, per l’atavica incapacità di non saper competere nel mercato globale.

Devo dare atto a questo governo di avere messo a nudo una politica che, in verità, era già stata iniziata, e non tanto velatamente, anche dal governo Prodi (non dimentico, restando in tema scolastico, il famigerato art. 1, comma 632 della legge 296/06, legge finanziaria 2007, approvato dall’ultimo governo di centrosinistra).
Questo governo però ha fatto di più, molto di più: ha tentato di inferire il colpo finale, lasciando cadere la maschera populista che lo contraddistingue, bersagliando in modo forte e deciso tutto ciò che la scuola rappresenta in termini di democrazia, partecipazione, emancipazione, progresso, riscatto sociale, integrazione culturale.

Ecco le “soluzioni” trovate dal governo per reperire soldi:
- istituzione degli IDA (leggi riduzione selvaggia degli organici dei corsi serali e CTP e loro utilizzazione nelle scuole del mattino a coprire i posti che si renderanno via via vacanti a causa dei pensionamenti);
- blocco del turn-over;
- reintroduzione del maestro unico;
- riduzione degli organici;
- incremento degli alunni per classe;
- riduzione delle ore curricolari negli IPSIA e ITIS;
- accorpamento di alcune classi di concorso soprattutto negli IPSIA e ITIS;
- riduzione dei finanziamenti alle università e alle scuole;
- abolizione di corsi di laurea marginali (?);
- detrazione dalla busta paga di una quota (obolo) di stipendio per il primo giorno di malattia (questa misura è stata spacciata come un metodo per aumentare la produttività nel pubblico impiego).
E, per ora, mi limito a questo elenco incompleto.

Per far accettare e far passare tali provvedimenti impopolari, il governo Berlusconi astutamente ha pensato di decentrare l’attenzione da essi mettendo in scena una serie di altri provvedimenti che li offuscassero, facendoli passare così in secondo piano. Approfittando del clima favorevole, il governo ha creduto bene di diffondere anche del “sano” autoritarismo per far capire che, ormai, nella scuola “la ricreazione era finita” (parole della Gelmini).
Si spiegano così le proposte (alcune ancora da approvare) anacronistiche, classiste e xenofobe seguenti:

- reintroduzione del voto in condotta;
- reintroduzione degli esami di riparazione;
- l’obbligo delle divise scolastiche nella scuola primaria;
- il 5° anno di orientamento non obbligatorio negli ITIS per l’accesso all’università;
- denuncia per chi occupa le scuole;
- reclutamento degli insegnanti di scuola primaria su base provinciale e non nazionale;
- reclutamento regionale di tutti gli insegnanti;
- le classi ponte per gli extracomunitari.

I cittadini che hanno manifestato il 30 ottobre e il 14 novembre scorsi, hanno dimostrato che la scuola pubblica è un bene prezioso per la società civile, un bene inalienabile. Il governo deve capire che non si gioca con il futuro dei giovani, che non si gioca con le aspettative e i sacrifici di tanti lavoratori che hanno scelto e scelgono di ritornare tra i banchi, che non si gioca con la fiducia riposta dai cittadini nelle istituzioni democratiche. Il governo dovrebbe rappresentare ogni singolo cittadino…e il cittadino sentirsi appieno rappresentato da esso…ma il primo, ora come ora, rappresenta solo se stesso ed i propri interessi, schiacciando e calpestando, ideologicamente e non solo, quelli dei cittadini.

Per tutto questo non cessiamo di vigilare, partecipiamo compatti ad ogni iniziativa a difesa della democrazia e della scuola. Qui la scuola è emblema di democrazia, e come tale va difesa.

(Non chi deve comandare, ma come controllare chi comanda: è questo il problema della democrazia. Karl Popper)

Domenico Piperis,
docente coordinatore di una Scuola Serale e membro della Direzione del Comitato per la difesa e la promozione delle Scuole Serali pubbliche